Materiale

Il materiale più importante per la fabbricazione di un tappeto e da cui dipende la riuscita o meno dell’oggetto è il filamento impiegato. Quello che prevale di gran lunga, nelle aree geografiche interessate, sia nella trama e nell’ordito sia nel pelo del tappeto, è la lana, che può essere lana di pecora o di capra. Il cotone è abbastanza usato, soprattutto per trama e ordito, e talvolta vengono impiegati anche altri materiali quali la canapa, la juta o il pelo del cammello. I tappeti di seta, che sono stati tra le realizzazioni più apprezzate, possono avere l’ordito in lana o cotone. I persiani, maestri insuperati in questo tipo di artigianato, hanno addomesticato la pecora sin dai tempi neolitici: la qualità delle loro lane a causa di una certa resistenza o diciamo pure durezza e per la ottima rilucenza è l’ideale per lo scopo principale di applicazione: appunto la manifattura di tappeti. Una cura particolare viene impiegata nella selezione delle migliori lane, un’attenzione che ci è testimoniata anche da nome, ormai a tutti familiari: mohair, derivante dal vocabolo arabo-persiano mohayyar, che significa “scelta” e riferito al sottopelo della capra. Del resto sempre all’oriente vicino e medio dobbiamo il termine “cotone” , derivato dall’arabo qur (babilonese kitinnu) e non dal sanscrito karpasa (termine che invece i persiani mantengono per vestito di cotone, karbâs, ebraico kirpâs, greco carbasos, latino carbasus). Ancora iranico è il vocabolo pambeh (medio persiano pambak) . Estremamente importante è il lavaggio della lana. Nel operazione di lavaggio della lana una delle caratteristiche importanti è che vi sia abbondanza di acqua corrente priva di sostanze alcaline; in presenza di acqua “dura” si devono aggiungere elementi chimici (per esempio potasse, cioè carbonato di potassio) per contro bilanciare lo scarso potere detergente del liquido. Non è certamente un caso che una delle più importanti manifatture imperiali del Sei e Settecento fosse situata nella città di Isfahan, che sorge al centro di una vasta oasi ricchissima d’acqua. Lo stadio successivo al lavaggio è quello della separazione delle fibre in base al colore e alla qualità, la rimozione di ulteriori particelle estranee, e la pettinatura, della lana. Si usano anche i metodi della cardatura e quello, più antico, consistente nel “garzare” la lana con la corda di un pesante arco che viene fatta vibrare sopra a questa in modo da separarla attraverso le vibrazioni. A questo punto la lana è pronto per essere filata. Per la filatura vengono utilizzati arcolai, ma non è raro, nei paesi d’Oriente, incontrare pastori che filano la lana nel modo più semplice e antico conosciuto: un fuso sospeso in una mano bilanciato da uno o più fusaioli nell’altra; la lana viene aggiunta di volta in volta, formando un filo che raramente è omogeneo in spessore e lunghezza.